Tracce liguri nell’Oltregiogo

Il progetto ha valorizzato gli elementi architettonici, urbanistici e di storia, mettendo in luce il patrimonio storico-architettonico e paesaggistico e i tratti della cultura immateriale dell’Oltregiogo che rimandano all’influenza genovese.

L’Oltregiogo, pur appartenendo amministrativamente alla Provincia di Alessandria, è da sempre legato alla cultura ed influenza genovese sia nelle espressioni materiali del costruito, sia nelle tradizioni, come pure nel dialetto e nelle mappe culturali di riferimento.

Il termine Oltregiogo (ultra jugum) è usato nella documentazione e nella memoria per indicare un territorio a cavallo dell’Appennino ligure e piemontese.

Questa terra appartenne per secoli ai domini di terraferma della Repubblica di Genova oppure a feudi concessi dal Sacro Romano Impero alle famiglie patrizie genovesi.

L’Oltregiogo fu un territorio di grande importanza per Genova.

In quest’area venne costruito il Forte di Gavi, perno della strategia difensiva della Repubblica Genovese.

L’Oltregiogo era inoltre apprezzato dalle casate genovesi come luogo di soggiorno per i mesi estivi: l’intera area è disseminata di ville nobiliari in aperta campagna.

Novi Ligure era sede delle Fiere di Cambio che, a quel tempo, si svolgevano in tutta Europa.

La Fiera venne istituita dai Genovesi nel 1621.

Il Progetto ha sviluppato i tre temi più importanti del significato dell’esistenza ancora oggi dell’Oltregiogo.

Tracce liguri crocefisso Arquata Scrivia

ARTE SACRA E PROCESSIONI

La tradizione delle processioni accompagnate dai cristi è ampiamente diffusa nell’Oltregiogo come in Liguria.

Portare i cristi lignei ornati da ricchi intagli e fastosi ornamenti floreali fu una tradizione introdotta dalle Confraternite fin dal tardo medioevo, le cosiddetta casacce, situate a Genova e nelle zone di influenza della Repubblica di Genova.

Nate per rivivere la Passione di Cristo, le casacce introdussero la tradizione del cistrezante, i confratelli impegnati a portare il crocefisso nelle processioni.

Altra realtà importante dell’Arte Sacra sono gli Oratori.

Ve ne sono in tutti i Comuni e, su diversi Comuni vi sono più oratori.

Gli oratori raccolgono opere di grande bellezza e valore e, in questo progetto, è stata fatta una raccolta documentale di tutte le opere esistenti negli oratori con scoperte di opere sconosciute.

Altra raccolta documentale effettuata è quella dei paramenti sacri.

LE FIERE DI CAMBIO E LE ZECCHE

Le Fiere di Cambio sorsero nel XII sec. accanto a quelle delle merci, come naturale evoluzione di queste, in conseguenza del crescente afflusso di monete diverse e spesso alterate, nonchè delle difficoltà dei pagamenti a distanza.

La Fiera di cambio di Novi Ligure venne istituita dai genovesi nel 1621 e rimase in città sino al 1692.

Essa raggiunse una grande notorietà divenendo una delle fiere più importanti in Europa, dopo Fraconforte e Lipsia.

In prossimità della Fiera, nacquero nell’Oltregiogo numerose zecche: Arquata Scrivia, Tassarolo, Ronco Scrivia, Rocchetta Ligure e Albera Ligure.

Le fiere di cambio hanno rappresentato un importante anello del passaggio dall’economia alla finanza.

Tracce liguri fiere

Quando dall’economia reale si passa ad esaminare l’evoluzione finanziaria del mercato del credito a Novi Ligure, come già a Besancon, Lione, Piacenza, Verona, Anversa e Bruges si svolgevano le Fiere di Cambio.

In uno scenario Europeo caratterizzato da due potenti Stati: Spagna e Francia e da molte realtà, repubbliche marinare, piccoli Stati, regni e signorie, dove ognuno batteva moneta, le Fiere di Cambio erano finalizzate a definire parametri equi di scambio tra le diverse monete e i tassi per negoziare le lettere di cambio.

Il mondo della Finanza Europea guarda a Novi Ligure con grande attenzione, tiene conto di quanto accade nelle riunioni di banchieri ed esperti cambisti che si svolgono nei palazzi dipinti di proprietà della nobiltà genovese, i quali sono stati identificati adesso e tuttora abbelliscono il centro storico.

Chi visita Novi Ligure può ammirare tutti questi palazzi dipinti dove si svolgeva le contrattazioni di cambio.


Quattro volte all’anno, ad ogni fiera, veniva fissato il cambio (oggi diremm fixing) tra una moneta e l’altra.

Poteva essere tra il “Ducato di Milano” e/o la “Lira Genovese” e/o il “Luigino D’Oro” coniato a Tassarolo.

Al listino di Novi Ligure, guardava la “classe economica” motrice dell’Europa.

Infatti le grandi e ricche famiglie genovesi come i Durazzo, gli Spinola, i Balbi, intervenivano in operazioni finanziarie per concedere prestiti alla Corona di Spagna per sostenere l’invio della Flotta di Carlo V alla conquista delle terre d’D’oltreoceano: erano poi ripagati con l’oro e l’argento la sottratto.

Durate le quattro fiere (1° febbraio, Fiera dell’Apparizione, 2 maggio-Fiera di Pasqua, Fiera D’Agosto, 2 novembre Fiera dei santi)

Per 32 giorni l’anno, banchieri genovesi, fiorentini, milanesi, veneziani ed altri, soggiornavano a Novi, con il seguito dei servi, dei segretari e dei sensali.

Alcuni di essi vi mantenevano una propria casa, altri erano ospiti presso amici, altri ancora si sistemavano nelle locande.

Le Fiere di Cambio erano avversate dal clero: in particolare, proprio Papa Pio V, nato a Boscomarengo (AL), confinante con Novi Ligure, aveva ribadito nella sua “Bolla In eam” del 1571, il carattere demoniaco delle attività di credito: gli strali pontifici erano rivolti contro lo strumento della “ricorsa” che consentiva la concatenazione di molte operazioni di cambio e ricambio successive, senza che mai il denaro si materializzasse.

Le Fiere di cambio cessarono definitivamente nel 1752, quando la Repubblica di Genova era già decisamente avviata nella china della decadenza economica e politica.

Il Progetto mira a proporre una “Fiera dell’Economia” che, accanto al passato glorioso, affianchi un’analisi della scienza “economia”.

La nuova economia di questo inizio di millennio è soprattutto diffusione capillare delle tecnologie dell’informazione e delle reti, in particolare di internet.

La “Fiera dell’Economia dell’Oltregiogo” vuole analizzare, parlare, discutere e raccontare i nuovi comportamenti economici, a cominciare dalla consuetudine con le operazioni di borsa, l’intermediazione finanziaria, i fondi comuni di investimento, i contratti di borsa, OPA, le opzioni, i derivati, le valutazioni di rischio, l’analisi tecnica, la globalizzazione, l’euro, l’Unione Europea.

In pratica, nella prospettiva futura di organizzare con il La Fiera dell’Economia” una FIERA DI CAMBIO 2.0.

Lerma chiesa Battesimo

ARCHITETTURA LIGURE NELL’OLTREGIOGO

Numerosi sono gli influssi dell’arte e dell’architettura ligure nell’Oltregiogo, particolari evidenti nei palazzi nobiliari, di chiara derivazione genovese sia nell’impianto architettonico, sia pittorico, nella caratteristica disposizione urbanistica delle case e dei caruggi genovesi, nelle fortificazioni erette a difesa dei possedimenti e dei territori.

Questa iniziativa si è sviluppata con temi ed iniziative importanti, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di AL-NO, VCO e la Facoltà di Architettura dell’Università di Genova.

Sono state organizzate negli anni 2013-2014 e 2015 le SUMMER SCHOOL della durata di 2 settimane con la partecipazione di 25 studenti a turno che hanno analizzato le bellezze urbanistiche dei nostri luoghi e hanno progettato nuovi interventi nei Comuni dell’Oltregiogo, come ad esempio l’impianto di risalita al Forte di Gavi.

Sono stati organizzati week end formativi in mestieri antichi che hanno permesso di recuperare l’antica arte dell’artigianato legato all’architettura genovese. E’ stata presa in considerazione nelle giornate organizzate l’arte della lavorazione della pietra, del ferro in architettura, della falegnameria per tetti e coperture, con taglio ad ascia, decoratori di facciate dipinte e maestri muratori capaciti di voltare e cerchiare le mura.

In abbinamento ai corsi è stato possibile visitare i cantieri del Piano di Sviluppo Rurale che intervengono su progetti di recupero e riqualificazione dei borghi, nell’ottica del mantenimento dei materiali storici locali, legati alla cultura del Genovesato.

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