Castelletto d’Orba

Sappiamo che Castelletto D’Orba, dopo la metà del X secolo, era parte della Marca Obertenga, il cui confine con quella Aleramica era rappresentato dai torrenti Orba e Stura. I signori di Castelletto erano i marchesi di Parodi-Massa, di ascendenza obertengha. Risale a questo periodo la spedizione Oltremare della cosiddetta prima Crociata, alla quale partecipò il marchese di Parodi, con al suo seguito gli arcieri di Castelletto.

Nel 1201, Genova strinse un trattato con alcuni signori di Castelletto contro i tentativi di rivalsa dei marchesi di Parodi e di Gavi.

Nel 1220, relativamente al castello, è attestata la costruzione della torre e del dongione: probabilmente si tratta del primo nucleo dell’edificio ancora esistente. Nel 1522, Antoniotto Adorno, doge di Genova e feudatario di Castelletto, fece risistemare il sito con la ricostruzione della “Porta Januensis”, o ‘porta Genovese’, citata negli Statuti del 1350-51, che si apriva sulla strada del crinale per Montaldeo. Dagli Statuti, s’intuisce che il borgo era chiuso da una cinta muraria; c’era poi un ricetto più interno, sul fianco del castello, che comprendeva l’attuale via Torniella, di cui è superstite la Porta Caffarella.

Il paese, chiamato nei documenti Castelletto Val D’Orba, alternerà questo nome con quello di Castelletto Adorno. Fu appunto sotto la guida del feudatario Agostino Adorno che, nel 1571, i castellettesi, guidati dal Marc’Antonio Cortella, parteciparono, con i feudi di Calabria e della Valle Orba, alla battaglia di Lepanto.

Dopo il periodo napoleonico, il mandamento di Castelletto entrò a far parte della Provincia di Novi, divisione di Genova, e infine, nel 1859, venne aggregato alla nuova Provincia di Alessandria.

Castelletto d'Orba Castello

IL CASTELLO E IL BORGO DELLA TORNIELLA

Fin dai primissimi anni del XV secolo, è documentata la presenza del Castello degli Adorno, che fu la dimora prediletta di Antoniotto, doge di Genova per quattro volte, fino alla sua morte, avvenuta nel 1398. Fu più volte restaurato: l’ultima campagna risale al 1903.

È una costruzione inconsueta rispetto agli altri castelli: è un blocco tendente al quadrato, assolutamente regolare, senza nessuna torre. L’ingresso era probabilmente sopraelevato rispetto al piano di campagna, il cortile centrale rispetto ai corpi di fabbrica, addossati alle cortine. Una cinta muraria esterna circondava il castello e formava la corte bassa: essa è tutt’ora esistente e ben conservata. Il cortile interno è rinascimentale a triplo loggiato con scala esterna. Interessanti le finestre del piano nobile, con il caratteristico motivo ad occhio di bue sopra l’architrave, ripreso anche dalle finestre in facciata.

CHIESA ROMANICA DI S. INNOCENZO

È una chiesa monastica che dipese, a partire dal secolo XII, dal noto monastero ligure di San Fruttuoso di Capodimonte, di patronato dei Doria. È collocata lungo l’itinerario che, scendendo da Marcarolo, passando per Castelvero (antico insediamento che si trovava nella piana a valle di Castelletto), giungeva alla pianura. L’edificio si presenta con la tipica facciata a capanna, nella quale sono inseriti diversi elementi decorativi quasi certamente appartenenti a un preesistente edificio alto medievale.

Castelletto d'Orba

Le pareti sono ricoperte da cicli pittorici eseguiti in tempi e da mani diverse: gli affreschi più antichi sono posti su entrambe le pareti della navata. La decorazione della parete destra comprende un trittico con Sant’Antonio, Sant’Innocenzo e Santa Caterina d’Alessandria. Le tre figure sono sormontate da cuspidi decorate con le scene della Annunciazione e della Crocefissione. Sull’arco di trionfo sono raffigurati San Giovanni Evangelista, San Giovanni Battista, Sant’Innocenzo, San Bernardo e San Sebastiano. Al di sopra vi sono una Crocefissione e un’Annunciazione con la figura dominante del Cristo Pantocratore. La Crocefissione presenta l’unico particolare paesaggistico dell’intero ciclo pittorico di Sant’Innocenzo: lo sfondo è occupato da una recinzione di mura (la città di Gerusalemme).

PARROCCHIALE DI SAN LORENZO

Pare sia stata fondata nel 1162 ed era immediatamente soggetta all’Abazia di San Fruttuoso di Capodimonte sino al 1770.

L’edificio è rialzato rispetto al piano stradale, dislivello che si supera attraverso un ampio scalone che ben si intona alla movimentata facciata barocca. L’interno si presenta a tre navate con l’abside semicircolare a conclusione della navata centrale ed è ricco di altari nelle navate laterali. Nella navata sinistra si apre la cappella che conserva, dal 1798, i corpi dei martiri Teodoro e Faustino che, in momenti diversi, erano giunti a Castelletto da Roma, per iniziativa del castellettese Antonio Mazzarino.

Nella navata destra si apre la cappella della Madonna del Rosario, nella quale vi è la statua lignea settecentesca della Vergine col Bambino, opera di Nicolò Tassara, scultore genovese e valido concorrente di Anton Maria Maragliano. In fondo a questa navata, il fonte battesimale decorato con putti dalle forme grottesche, che presenta una scritta in latino che afferma che non si può raggiungere il paradiso senza essere passati per il battesimo.

ORATORIO DI N.S. DELLA PURIFICAZIONE

L’edificio risale al XV secolo. Vi sono affreschi molto importanti che ricordano quelli presenti nella Chiesa di San Giovanni al Piano di Lerma.

MUSEO DEL TORCHIO E ANTICA CANTINA

La borgata Bozzolina, sulle alture del Comune di Castelletto, custodisce l’antico e mastodontico torchio per l’olio di noci datato 1716.

Questo torchio è costituito da parti in legno, con la trave principale che supera i 7 metri di lunghezza, e massicce componenti in pietra. Il complesso si trova i un Museo riservato a questa testimonianza del mondo rurale che riveste carattere di eccezionalità per la nostra zona.

A pochi metri dal museo è conservata una cantina d’epoca, contenente un’attrezzatura esclusivamente in legno realizzata da un falegname locale; sono predisposte didascalie con la denominazione nel dialetto locale.

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