Novi Ligure

Le sue origini parrebbero da rintracciare nell’abbandono di Libarna, la cui popolazione, piano piano, costituì nuovi nuclei abitati nelle zone circostanti. Così sorse anche Curtis Nova, una comunità rurale che nell’Alto Medioevo rientrava — come tutto il territorio circostante — nella Marca Obertenga.

L’imperatore Ottone I, nel 969, donò l’abitato al monastero di San Salvatore di Pavia. Qualche decennio dopo, sorse il castello.

Nei primi decenni del XII secolo divenne libero comune, in bilico tra le città che si contendevano il nostro territorio: Tortona, Pavia e Genova.

«Ceduta al marchese del Monferrato per un breve periodo (1223-1232), tornò nuovamente a Tortona fino al 1264, per poi passare sotto il dominio di Guglielmo VII Lungaspada.» (da Wikipedia)

L’EPOCA GENOVESE

Nel 1447, la Comunità di Novi, dopo la disfatta di Ludovico il Moro, rimase sotto il dominio feudale dei Fregoso, fino al ritorno a Genova di Andrea Doria. Dal 1529, passò sotto il dominio diretto di Genova, diventando la città più importante di quel vasto territorio denominato “Oltregiogo”, in quanto crocevia di traffici commerciali e monetari tra il genovesato e la Pianura Padana.

«Nel 1799, all’epoca della Repubblica Ligure di cui fu parte dal 1797 al 1805, Novi fu teatro di un’aspra battaglia, sostenuta tra i corsi del Lemme e dello Scrivia e combattuta fra gli austro-russi […] e i francesi […]. In seguito alla sconfitta i francesi furono costretti a ripiegare su Genova. Entrò quindi a far parte del Primo Impero francese, compresa nel territorio del Dipartimento di Genova, di cui fu parte dal 1805 al 1815, anno in cui, conseguentemente agli accordi del Congresso di Vienna, il dipartimento venne abolito e la città annessa al Regno di Sardegna e inclusa nella nuova Divisione di Genova.» (da Wikipedia)

Fu capoluogo dell’omonima Provincia durante il Regno di Sardegna.

Il suffisso “Ligure” venne aggiunto l’11 gennaio del 1863, in seguito al passaggio in Piemonte avvenuto quattro anni prima con la legge Rattazzi, che inglobava la Provincia di Novi in quella di Alessandria.

Novi Ligure

CASE DI TERRA CRUDA

Una presenza tipica nel panorama rurale del territorio di Novi Ligure sono le tradizionali case di terra o trunere che ancora si ritrovano nella piana antistante la città. Si tratta di antichi edifici ad uso abitativo o agricolo, costruiti secondo il tradizionale impiego di terra cruda, addizionata talvolta con la paglia. Un tempo vennero in parte abbattute, ma ormai, quelle ancora esistenti, sono considerate un patrimonio della tradizione locale da salvaguardare. Novi Ligure è l’unico Comune piemontese, nonché dell’Italia settentrionale, a far parte dell’Associazione Nazionale dei Comuni della Terra Cruda.

FIERE DI CAMBIO E PALAZZI DIPINTI

Le Fiere di Cambio sorsero, nel XII secolo, in parallelo a quelle delle merci, come evoluzione di queste, in conseguenza del crescente afflusso di monete diverse e spesso alterate, nonché per la difficoltà dei pagamenti a distanza. La Fiera di Cambio di Novi Ligure venne istituita dai genovesi nel 1621 e si tenne sino al 1692. Raggiunse una grande notorietà divenendo una delle Fiere più importanti in Europa, dopo Francoforte e Lipsia. Le Fiere si svolgevano in periodi predeterminati:

1° febbraio – Fiera dell’Apparizione

2 maggio – Fiera di Pasqua

1° Agosto – Fiera di Agosto

2 novembre – Fiera dei Santi

Le trattative si svolgevano nei palazzi nobiliari, oggi denominati “palazzi dipinti”, appartenenti alle famiglie nobili genovesi, quali Doria, Balbi, Spinola, Negroni, Centurioni, Durazzo e Dellepiane. La maggior parte di questi palazzi dono dipinti in verde o in rosso, secondo le varie usanze.

LE ZECCHE

Collegate alle Fiere di Cambio, nacquero le zecche dove si batteva moneta, su iniziativa della famiglia Spinola. Le principali zecche si trovavano a Ronco Scrivia, Arquata Scrivia, Rocchetta Ligure, Albera Ligure e Tassarolo, nel cui castello è ancora visibile il locale dove veniva battuta moneta.

Nell’Archivio di Stato di Genova e presso il Centro Studi e documentazione di Storia Economica “Archivio Doria” del Fondo Salvago Raggi, sono conservati i documenti riguardanti la Zecca di Ronco Scrivia che era molto attiva nel Seicento, quando si incominciò stampare una piccola moneta chiamata “luigino”, che i genovesi inviavano nell’Impero Ottomano. Queste località dell’Oltregiogo divennero inoltre una piccola tappa nel circuito mondiale dell’argento, che dalle Americhe giungeva in Spagna, quindi a Genova e, una volta stampata la moneta, proseguiva per i grandi porti del Levante, come Smirne e Costantinopoli e da qui, verso l’Asia.

Novi Ligure

COLLEGIATA DI SANTA MARIA ASSUNTA

La Collegiata di Santa Maria Assunta, le cui origini risalgono forse all’epoca paleocristiana, venne consacrata qualche anno dopo la fine dei lavori di costruzione, nel 1684.

L’altare maggiore venne realizzato nel 1676 da una bottega genovese; allora, le reliquie di san Vittore furono traslate nel sacello di quest’altare. Di notevole interesse è il gruppo ligneo postovi al di sopra, rappresentante il “Calvario” costituito dal Crocefisso e da quattro statue a grandezza quasi naturale, raffiguranti la Maddalena, san Giovanni evangelista, san Pietro e santa Marta.

La cappella posta al termine della navata destra è decorata con stucchi disegnati da Andrea Pozzo (architetto e artista gesuita, Trento, 1642–Vienna, 1709). Sull’altare seicentesco è collocata una statua lignea del XV secolo nota come la “Beata Vergine Lagrimosa”, santa protettrice della città. Nella stessa cappella si conservano due importanti dipinti: l’Annunciazione con donatore attribuita al genovese Domenico Fiasella e datata 1660. Il dipinto, dono votivo della famiglia Spinola, fa pendant con la scena notturna della Natività della Vergine (1666) del principale collaboratore di Fiasella, l’allievo e cognato Giovanni Battista Casoni.

ORATORIO DELLA MADDALENA

L’Oratorio venne edificato tra il XV e il XVI secolo per volontà della Compagnia dei Disciplinati.

Qui si conserva un importante Calvario, composto da 23 statue lignee a grandezza naturale, opera dello scultore conosciuto come Daniele Fiammingo, nonché un Compianto sul Cristo costituito da 8 figure in terracotta; entrambi i gruppi, collegati tra loro, risalgono alla seconda metà del ’500.

All’interno è visibile un plastico di Novi Ligure nel 1750, quando erano ancora presenti le mura e i quattro punti di accesso.

TEATRO ROMUALDO MARENCO

Il Teatro Romualdo Marenco, originariamente intitolato al Re Carlo Alberto, fu eretto a partire dal 1837 da parte di una società costituita da 37 cittadini. L’inaugurazione avvenne il 02 ottobre 1839.

Nella prima metà del ’900, l’edificio fu dedicato al maestro Romuald Marenco, grande compositore e direttore d’orchestra novese.

Il Teatro, concepito come costruzione autonoma sul modello ottocentesco del Teatro all’italiana, fu progettato dall’architetto Giuseppe Becchi con l’approvazione del collega Luigi Canonica, massimo esperto teatrale dell’epoca e già consulente nel progetto del Teatro Carlo felice di Genova. La sala storica a “ferro di cavallo” fu realizzata con tre ordini di palco sovrapposti e il loggione superiore affacciato.

Nel 1943, un incendio distrusse gli apparati di scena: il Teatro restò inagibile sino al 1947. Dopo una breve parentesi dedicata al ballo in occasione del Carnevale del 1952, nel 1961 si parlò addirittura di demolizione, scongiurata dall’intervento della Soprintendenza alle Belle Arti.

Nell’anno 2004 nacque la Fondazione Teatro Marenco che si occupò, con l’intervento dell’Amministrazione Comunale e della Fondazione Cral Alessandria, del ripristino del Teatro, riaperto nel 2019.

Novi Ligure

MUSEO DEI CAMPIONISSIMI

Inaugurato nel 2003, il Museo dei Campionissimi è il più grande Museo ciclistico europeo. Un omaggio dedicato ai campioni piemontesi della bicicletta come Costante Girardengo che a Novi nacque e cominciò la sua formidabile carriera sportiva, e Fausto Coppi, che di Novi è stato cittadino onorario. Una speciale pista centrale divide e organizza lo spazio espositivo, ma, soprattutto, rappresenta l’evoluzione del fondo stradale. Nelle ampie sale a lato della pista trova spazio un’ideale storia della Milano-Sanremo attraverso immagini e pagine dei giornali sportivi. Sul fondo della sala centrale si trova una curiosa esposizione di biciclette legate ai mestieri. La sala dei Campionissimi è arricchita di cimeli e testimonianze inedite della gloria dei di Girardengo e Coppi. Le altre sale audiovisive presentano al pubblico, oltre ai filmati d’epoca, testimonianze visive e sonore di arrivi spettacolari o duelli epocali. Attraverso i filmati è possibile arricchire le informazioni circa i pezzi esposti o rivivere i momenti importanti della storia del ciclismo su strada o su sterrato.

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