Bobbio è un borgo di origine romana conosciuto come Saltus Boiellis. Verso la metà del VI secolo, fu assegnato al duca longobardo Sundrarit che prese in concessione anche le locali saline. La storia del borgo si lega inscindibilmente all’Abbazia di San Colombano, costruita nel 614. In breve, Bobbio divenne un fiorente luogo monastico nonché importante centro culturale. Il 14 febbraio 1014, grazie all’interessamento dell’imperatore Enrico II, Bobbio divenne sede vescovile e ottenne il titolo di città. Inoltre l’abate ottenne la dignità e la giurisdizione episcopale così, in un primo momento, vescovo e abate erano la stessa persona. La scissione di queste due cariche e la conseguente divisione dei beni, sancì anche l’inizio della decadenza di Bobbio a causa delle lotte intestine tra abate e vescovo.
Cosa vedere a Bobbio
Col suo profilo irregolare costituisce una delle edificazioni più antiche e simboliche di Bobbio, anche se non è mai stato datato con precisione. La denominazione Ponte Gobbo nasce dalla poesia dialettale Al Diavul al fa al Pont Gobb al Bobbi, del 1907, che racconta che il diavolo costruisce il ponte gobbo per fare un dispetto a san Colombano, nella speranza di allontanare, per mezzo del ponte, gli abitanti dal Monastero e dalla religione.
Questa poesia riprende le leggende. Secondo la più antica, il maligno promise a san Colombano di costruire il ponte in una notte, in cambio della prima anima mortale che lo avrebbe attraversato: il santo accettò. Il diavolo mantenne la promessa e, facendosi aiutare da diversi demoni per reggere le volte del ponte, costruì il tutto in una sola notte. Siccome i demoni erano di dimensioni diverse, gli archi del ponte finirono per essere irregolari. Il mattino seguente, il diavolo attese all’estremità del ponte la sua anima, ma san Colombano gli mandò un cane. Il diavolo, beffato, prima di tornarsene all’inferno, diede un calcio al ponte, rendendolo anche storto.
Il ponte ha una lunghezza di 273 metri e 11 arcate. A quanto pare, anche Leonardo Da Vinci ne rimase impressionato e alcuni studiosi ritengono che il ponte che si vede nella Gioconda, dietro la spalla destra di Monna Lisa, sia proprio il ponte di Bobbio visto dal castello Malaspina.
Musei
L’abbazia di Bobbio grazie ai suoi libri, è stata uno dei centri culturali più importanti in Europa, già a partire dal VI secolo. Di quello splendore, oggi restano la basilica e il monastero; in quest’ultimo sono ubicati il museo dell’Abbazia, quello di città e un piccolo meraviglioso museo di arte contemporanea.
Il Museo dell’Abbazia ospita una raccolta che va dal Medioevo sino al 1700. Nella sezione Archeologia ci sono pezzi precedenti il VI secolo: l’anfora di alabastro che la tradizione ritiene provenga dalle Nozze di Cana; una zanna di elefante decorata con il mito di Orfeo; il sarcofago della famiglia Cocceia, risalente al IV secolo. Le due sale del lapidario ospitano lastre, capitelli, colonnine di epoca longobarda e carolingia; particolarmente importante è la lapide di Cumiano, una lastra in marmo greco voluta dal re Liutprando per l’illustre abate Cumiano. In altre sezioni del museo, si possono vedere importanti reperti quali la ciotola, il coltello e il cucchiaio di san Colombano, nonché il reliquiario che contiene i suoi resti. Chiude il percorso la Pinacoteca con il Polittico dell’Assunta, opera di Bernardo Luini, eseguita nel 1522 per la Cattedrale di Bobbio.
Basilica di San Colombano
L’attuale chiesa venne costruita all’inizio dell’Età moderna sui resti di un edificio più antico. L’interno, a tre navate, ospita cicli di affreschi di Bernardino Lanzani. Notevole il fonte battesimale del IX secolo nella navata sinistra. La cripta è il luogo più mistico del complesso; vi sono conservati il sarcofago di san Colombano, al centro, il sepolcro di sant’Attala (il secondo abate) e il sepolcro di san Bertulfo (il terzo abate). Qui è anche conservato un mosaico di circa 100mq, che in origine costituiva il pavimento della chiesa, ma con i lavori di ricostruzione venne interrato. Esso raffigura alcuni episodi biblici, risultando così uno straordinario esempio di Bibbia illustrata per chi non sapeva leggere.
Museo della Città di Bobbio
È allestito nella parte più antica dell’Abbazia. Nei locali dell’ex refettorio e lavamani, si affrontano le tematiche legate alla vita e alle opere di san Colombano, dal preludio irlandese al suo arrivo a Bobbio, la situazione geopolitica dell’Italia longobarda e l’attività dello scriptorium. Sono visibili le pagine riprodotte di alcuni codici, oggi conservati alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, databili tra il IX e il XII secolo. Sulla parete della prima sala è affrescata una Crocifissione con San Colombano e San Benedetto con il libro della Regola, attribuita a Bernardino Lanzani (1460-1530 circa).
Il Duomo, edificato nell’XI secolo e rimaneggiato nei secoli successivi, è dedicato a Sant’Maria Assunta: della struttura originaria resta poco, solo la parte bassa delle due torri. Gli affreschi della volta sono settecenteschi, mentre il resto delle decorazioni risale al XIX secolo.
Delle opere qui conservate, segnaliamo l’Annunciazione quattrocentesca della cappella di San Giovanni. Nella cripta riposano tutti i vescovi di Bobbio dal 1600, e vi è una cappella dedicata a sant’Antonio Maria Gianelli, vescovo di Bobbio dal 1838 al 1846, sepolto in un’urna trasparente posta sotto l’altare.
Il castello Malaspina-Dal Verme si raggiunge attraversando la caratteristica Contrada del Castellaro. Qui gli antichi portici sono uno degli angoli più fotografati del borgo; questi sono stati per secoli l’uscio dei bottegai che avevano casa al primo piano, mentre, in quelli che ora sono sottotetti, si teneva la dispensa, dove si affumicavano i prodotti con il fumo proveniente da stufe e camini in basso.
Il Castello Malaspina-Dal Verme fu costruito nel 1304 da Corrado Malaspina, poi passò alla famiglia Dal Verme, nel secolo successivo. Nel 1504, fu trasformato in lussuosa abitazione; infine, passò allo Stato nel 1956.
Anche questo castello ha le sue storie di fantasmi, che, ogni tanto, qualcuno diceva di aver visto sulle mura. Sono i poveri reclusi nel “pozzo dei coltelli”, un condotto rivestito da lame affilate sporgenti collegate con una segreta senza via d’uscita: qui venivano tenuti i nemici del signore del castello, ma, anche giovani donne rapite dai vari castellani.